Questo blog, giorno più giorno meno, ha ormai un anno di vita e la sua nascita corrisponde con il mio essere andato a vivere da solo. E’ tempo di un bilancio quindi sulla vita da single, capire cosa è andato meglio o cosa peggio rispetto alla mia “vita precedente”.
E proprio al tessuto sociale deve invece essere dedicato il secondo anno. Non tanto alla patonza più o meno estemporanea, non tanto a tentare di sistemare la propria casa in modo degno di un over 40, non tanto a voler capire passato, presente e futuro che manco la zingara della Luna Nera.
Nello sforzo di vivere e sopravvivere da soli, si tende a creare abitudini. A introdurre alcune fissazioni, a diventare un po’ orsi insomma. Questo perchè si sente il bisogno di “definirsi” con maggiore cura, di introdurre nuove regole, di ricucire una personalità ferita, di evitare confusione fisica e mentale in un momento destabilizzante.
Tornare single e l’arte della frittura
Però, sempre continuando la metaforona da friggitorìa messicana, una volta creata la patina iniziale poi occorre abbassare la fiamma e non fermarsi ma continuare a cuocere, ma in modo più rilassato, meno furioso, meno attento, senza troppe ansie di avere/diventare/raggiungere qualcosa.
More friends, more money
All’inizio si cerca l’abbuffata esotica di sesso e carnazza, la vestaglia di seta con la tigre ricamata da indossare mentre si stappano bottiglie pregiate con giovani o meno giovani scoiattole, si cerca quel film emozionante che la vita di coppia ci aveva fatto dimenticare, una volta trasformatasi in una prevedibile soap opera.
Il buono in questo percorso di risalita, è che davvero si dà un valore più corretto al denaro. Ero abituato da tanti anni a uno stipendio sostanzioso, anzi in quanto coppia a due stipendi sostanziosi. E ho speso soldi con una leggerezza che oggi trovo impressionante. Non i soldi dei viaggi, dei quali non mi sono mai pentito, ma stronzate come il telefonino sempre top di gamma, il tablet inutile ma chepuòsempreservire, le sigarette elettroniche per “professionisti”, la chitarra elettrica di gran pregio, l’orologio touch e il fanatismo dell’home theater.
Oggi devo fare l’equazione “ma quante ore di lavoro mi costa” anche per andare al ristorante cinese di quartiere, e ho imparato a vivere privandomi di tutto per lunghi mesi. Ma ho riscoperto alcune gioie: anche spendere pochi euro per comprare le lampadine vintage mi spinge a immaginare, progettare, pregustare e solo infine entrare e comprare. Un tempo avrei assecondato ogni capriccio il giorno stesso, e in caso di acquisto sbagliato avrei buttato senza troppi problemi l’ennesima minchiata acquistata. E dare un senso alle cose è il cardine di tutto.
E allora ben venga l’ingegno anche qui: frequentare scalcagnati gruppi di appassionati di musica o fotografia, entrare nelle librerie per assistere a noiosissimi dibattiti sulla scrittura femminista, partecipare al corso serale sul punto croce, sulla pesca a mosca, sulla pastorizia tibetana. Ci si rimette in gioco, questo è quello che conta. Si abbandonano un po’ di snobismi, alcuni pregiudizi e preconcetti sulle tipologie di persone, ci si scopre anche a fingere un po’, ma tutto è buono quando ci porta ad aprirci al mondo.
Non rinnegare il passato
Ci sono tanti che prima che il gallo canti rinnegheranno non tre ma trenta volte il proprio passato. Ma come già avevo detto qui, voglio avere nel cuore le persone alle quali ho voluto bene, senza barattarne il valore per un paio di mutandine nuove. Molti per spiegare la propria attuale singletudine buttano secchiate di guano sulla propria storia personale, sulle persone che li hanno accompagnati, per far intendere che sono stati “vittime delle circostanze”, che in loro non c’è niente che non va, che sono single perchè hanno incontrato persone non all’altezza, mica perchè sono degli scartini disadattati, tsè!
Consideralo quindi un buon film, dove hai dato e ricevuto il meglio che potevi, non un’opera giovanile degli esordi che non rifletteva ancora pienamente la tua maturità di incompreso attore shakespeariano. Non tutti siamo Robert De Niro o Meryl Streep, e accettarlo è già un ottimo passo, ma se continui a dare la colpa al budget, alla troupe, al soggetto e al copione non all’altezza, non aspettarti che qualcuno ti scritturi per girare finalmente un kolossal! Porta nel cuore le persone che ti hanno dato il braccio, perchè loro sono la tua vita e non sono separabili da essa.
Potrei continuare ad annoiarvi ancora a lungo con tanti altri punti di questo lungo bilancio, ma se proseguo troppo, poi tra un anno che cazzo vi scrivo? Buon anno a tutti e…tutto a dritta!
Ciao ‘vadoaviveredasolo’, è interessante leggere l’esperienza della separazione da una prospettiva maschile.
Mi ha colpito soprattutto la parte in cui dici (se interpreto bene) che, alla soglia dei 40, non ci si può ancora cullare nell’illusione di una relazione futura in cui saremo in grado di amare qualcuno meglio e di costruire un rapporto di coppia finalmente sereno e appagante perché nella relazione che si è appena chiusa abbiamo già dato tutto e ci siamo già messi alla prova fino in fondo.
Non credi che la condivisione della vita con una persona diversa dalla precedente possa rendere diverso anche il nostro contributo alla relazione? Insomma che possiamo essere migliori stando con un partner più adatto a noi?
Io vorrei poterlo credere, ma mi sa che sto facendo il tipico errore di addossare la responsabilità del mio fallimento alla persona con cui stavo invece che alla persona che sono.
Tu come la vedi?
ciao Amelia, volevo dire che una volta chiusa una relazione, non si deve fare l’errore di addossare interamente i propri fallimenti precedenti ai partner, alle situazioni, all’essere stati “acerbi”. Occorre accettare fieramente che il proprio passato è parte integrante della nostra vita presente e futura, che ce lo siamo scelti e che non è capitato “per caso”. E non è che con un nuovo partner ricominciamo da zero, ormai a 40 anni non si resetta niente, e quindi occorre vivere le nuove storie, che possono essere felicissime, senza screditare il passato ma ponendoci come Protagonisti del bello e del brutto che ci è capitato, senza dissociarsi da esso. Se non facciamo questa assunzione di responsabilità, continueremo a dare ai futuri partner il ruolo di Protagonisti, ma la vita è la nostra