Quando ero piccolo ero ossessionato dal pensiero di un gigantesco tirannosauro alto quanto 100 palazzi, che ogni giorno muoveva un impercettibile ma inesorabile passo verso di me, ovunque io potessi essere. E immaginavo dove mi sarei potuto nascondere: sotto il mare, tra i ghiacci, nel deserto, ma sapevo che mi avrebbe trovato sempre. Sicuramente mi sarà rimasta impressa qualche immagine di Godzilla e dei monster movie che andavano negli anni settanta, e l’avrò usata per dare forma alle mie paure infantili.
Oggi, a 47 anni appena suonati, realizzo che quel gigantesco mostrone non è un qualcosa che viene da fuori a cercarci, ma probabilmente lo abbiamo dentro. Ora che sono single e vivo da solo da diversi anni, pur continuando nel mio piccolo a emozionarmi come un fringuello e a cercare di godermi un po’ la vita, non riesco più a trovare i grandi sogni, le ambizioni, quella volontà di potenza creativa che inseguivo con l’assoluta certezza della sua inesauribilità. Non proprio la morte col mantello e la falce, ma qualcosa che in piccolo le si avvicina.
Ora che, per la prima volta nella vita, vengo comunemente definito attraente (wow!), che posso scolpire in modo sempre più preciso ed efficace la statua di me stesso che avrei sempre voluto scolpire, ora che mi sono liberato di alcuni dei lacci psicologici che mi imbrigliavano, sono finalmente libero di andare, ma non so più bene dove.
Oppure sarà che tutto l’amore ricevuto nella vita inizia un po’ a perdere la sua spinta propulsiva, man mano che il mio Shuttle si allontana da quell’atmosfera. Insomma, il famoso “tempo piccolo” cantato dal Califfo (RIP) che tutto vede e tutto conosce, e al quale non so se saprò e vorrò mai adattarmi veramente.
Si avvicina un’età importante, con domande nuove e diverse, con un futuro che in questo momento è di nuovo una tela bianca e io che devo iniziare a scegliere i tubetti di colori che non potrò più cancellare con la stessa facilità di un tempo. Quindi cosa voglio davvero che accada, prima che il tirannosauro mi raggiunga? Di quali grandiosità non voglio perdere l’appetito? Cercherò una vitale sofferenza o l’assenza di essa? E soprattutto: saprò mai rispondere con esattezza a queste domande?
Di sicuro so che la mia inquietudine continuerà sempre a non farmi dormire troppo comodo, ma forse un giorno smetterò di temere il mostro che ho creato, andrò io verso di lui e gli dirò: “ok, eccomi dunque, che famo?“. E probabilmente in quel momento realizzerò, dopo una vita, che era solo una lucertola. E magari potrò accarezzarla con tenerezza questa compagna di lunga data, prima di vederla scomparire in qualche anfratto e andarsene per sempre.