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narcisismo

Narcisismo: la malattia di un’epoca?

Gennaio 24, 2020

Uno degli incubi ricorrenti del mondo single, in particolar modo quello femminile, è quello di imbattersi in un narcisista. Una definizione presa dal manuale dei disturbi della personalità e applicata a pressoché quasi ogni stronzo che passa per la via. Mi ha tradito perché era un narcisista, non mi ha voluta perché era un narcisista, è sparito perché era un narcisista. Spesso si parla davvero di persone affette da tale disturbo, ma a volte si tende a dare una connotazione patologica a quello che è secondo me invece un disturbo di cui soffre la nostra epoca, non la persona in sé.


Un senso non ce l’ha

narcisismoParlo della perdita del senso delle cose e della vita, che poi di fondo è la malattia che affligge anche ogni narcisista patologico. Quando una donna mi racconta di questi personaggi che fanno il bello e il cattivo tempo, che tradiscono serialmente, che lasciano e tornano come se nulla fosse, mi è chiaro che stanno raccontando di persone la cui vita non ha senso. Parlano di persone così scollegate da un autentico “caminetto” affettivo, da doversi lanciare bulimicamente verso ogni fonte di calore, che sarà sempre e comunque tiepida e incapace di riscaldarli realmente.

Per fare un esempio, un narcisista può mangiare un ricco panino con salsiccia, verdure, patate fritte, ma a lui, una volta andato oltre gli odori e colori che lo hanno attirato così fortemente, sembrerà di mangiare insipide gallette di riso. Questo è il motivo per il quale avrà sempre fame, non perché sia un godereccio divoratore di prelibatezze: al contrario, è sostanzialmente un “figlio di un dio minore” che non sa godere realmente e dietro la maschera è consapevole di esserlo.

Avete presente quando mentre fumate una sigaretta ne state già desiderando un’altra? O lo stesso vi accade mentre siete a metà bicchiere, o a metà pizza? A me capita, e in quei momenti capisco che non sto desiderando la cosa della quale sto godendo, ma è un desiderio fine a se stesso, il “desiderio del desiderio”. Gli psicologi forse direbbero che in quei casi a chiamare è una pulsione di morte, non di vita, ma mi limito a dire che in quel momento dobbiamo comprendere di avere una dipendenza e affrontare il problema. I narcisisti grosso modo funzionano un po’ allo stesso modo: sembra che abbiano enormi pulsioni, ma in realtà sono pulsioni mosce, tant’è che non riescono a regalarsi una soddisfazione completa e duratura che plachi la loro ansia.

Un’epoca narcisistica

ragazzo suona disco in vinilePerché dico che il narcisismo, ovvero la perdita del senso delle cose, degli affetti e della vita, è un problema epocale? Perché ricordo quando avevo 17 anni e io, amante di musica, potevo permettermi uno o forse due dischi in vinile al mese. Ogni disco veniva pregustato per una settimana, anticipato dall’avida lettura di riviste del settore, scelto con incredibile oculatezza. Poi andavo in negozio, lo portavo a casa mettendoci ore prima di posarlo sul piatto. Lo scartavo, ne ammiravo l’artwork, leggevo i testi, e solo dopo con trepidazione lo ascoltavo prendendomi un pomeriggio intero. Se era un capolavoro lo riascoltavo per giorni e giorni, se era una mezza cagata comunque gli davo una seconda e una terza possibilità, e alla fine qualcosa di buono da salvare lo si trovava sempre.

Oggi ho a disposizione tutta la musica del mondo, immediatamente fruibile a costo zero. Secondo voi c’è un solo pezzo che ascolterò più di due o tre volte? No, il solo fatto che tutto sia a mia disposizione lo rende tutto uguale, o comunque immediatamente sostituibile con qualcosa di più nuovo, di ancora non ascoltato, di più eccitante. Ma in realtà non c’è niente di meno eccitante che essere sovraccaricato in modo prolungato di cose potenzialmente eccitanti. Se tutto è eccitante, niente lo è. Se non esiste la notte, il sole non sorge mai, diventa un “coso” nel cielo che non ci procura nessuna emozione.

L’harem che non dorme mai

ragazze anni 80E lo stesso vale per le relazioni: prima sapevi che nella cerchia degli amici le uniche ragazze con le quali avresti potuto avere una chance erano la Pina e la Meri, e su di loro ti concentravi.

Le corteggiavi, le conoscevi meglio, ci scappava qualche hard lemon e decidevi quale sarebbe andata bene per te. A chi avresti dedicato il tuo desiderio, i tuoi pensieri, le tue lettere. Oggi mandi decine di “buongiorno diavoletta” a una marea di sconosciute e al primo tentennamento, difetto, incomprensione, le cancelli e passi alla prossima decina.

haremTi senti Re per una Notte, playboy di inarrivabile sagacia, con tutte le possibilità del mondo davanti a te, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese. Roba da far impallidire gli harem dei sultani più vivaci di ogni epoca.

Eppure, se proprio hai un gran culo, questo si traduce in una scopatina da una botta e via (chi è il pazzo che si “sofferma”, avendo a disposizione l’harem più grande del mondo?) e se invece non lo hai, passi le sere a farti le pippe tutto tronfio di aver a disposizione donne disponibili a scambiare frasette piccanti con te. E ti farai grasse risate pensando ai tempi della Pina e della Meri, magari cicciottelle e un po’ baffute, ma dimentichi che loro sono state in grado di occupare il tuo tempo, il tuo desiderio, i tuoi pensieri, in modo cento volte più vero, ricco e pregnante delle tue storielle su Whatsapp.

Il ritratto di Dorian InstaGray

ritratto dorian grayE più si è, consciamente o inconsciamente, consapevoli di questo vuoto, più si investe sul personaggio narcisistico che abbiamo creato. I selfie studiati su Instagram (che ne salvi uno e ne cancelli 53), i filtri bellezza più arditi, le bellissime quanto abusate frasi che NON hai scritto tu, funzionano un po’ come il Ritratto di Dorian Gray. Che li guardi e li riguardi, ti ci specchi e ammiri la qualità del tuo “personal branding”, ma man mano che questo si perfeziona, hai sempre più paura di guardare il vero ritratto, quello che descrive chi sei lontano dai trucchetti di magia, ovvero te stesso.

E qui ci ricolleghiamo al fenomeno del narcisismo, colui che si caga sotto così profondamente all’idea di prendere consapevolezza della propria umana miseria, da riuscire a vivere pienamente solo nell’idea del personaggio che si è costruito. Che sembra un padrone che non ha bisogno di nessuno, mentre è un servo che ha bisogno di tutti (un narcisista senza pubblico avvizzisce e muore).

Purtroppo non sarò certo io quello in grado di regalarvi la ricetta del buon vivere, ovvero quello di andare in profondità nelle cose e nelle esperienze sapendole gustare fino al midollo e sapendone leggere un’autentica poesia di valore, ma è proprio questo l’unico antidoto ad un vuoto esistenziale che, narcisisti patologici o meno, oggi rischia di corrodere e svilire le vite di tutti noi.

“Se se tanto divertente,
Allora perché sei tutto solo stanotte?
E se sei tanto intelligente,
Allora perché sei tutto solo stanotte?
Se sei tanto interessante,
Allora perché sei tutto solo stanotte?
Se sei tanto bello
Perché dormi da solo stanotte?
Io lo so, è perché stanotte è come tutte le altre notti
Ecco perché sei tutto solo stanotte
Con tutti i tuoi trionfi ed il tuo fascino
Mentre loro sono uno nelle braccia dell’altro”

I know It’s over (The Smiths)


COMMENTI 1
  • Giugno 9, 2020 at 6:45 am
    Stefania Samaia

    C’è da aggiungere peró che la categoria è abbastanza rappresentata tra i quaranta-cinquantenni (non conosco abvastanza bene le generazioni più giovani) e l’essere narcisisti non è una scelta ma attinge ad esperienze precoci dell’infanzia, qualcosa non ha funzionato allora….quindi una patologia che riflette bene la nostra epoca ma arriva da più lontano nel tempo.

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