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relazioni tossiche

Cosa sono le relazioni tossiche

Giugno 18, 2020

Mi piace pensare che la definizione relazioni tossiche possa nascere da una canzone del 1951, che per altro le descrive splendidamente. Parlo ovviamente di Malafemmena di Totò, che recita così: “Femmena, si tu peggio ‘e na vipera, m’e ‘ntussecata l’anema, nun pozzo cchiù campà”. Bastano queste parole per racchiudere il senso di una relazione tossica, ovvero lo stato di non-vita nel quale piomba la vittima, come fosse soggiogata da un malocchio, e il disprezzo nei confronti dell’amata, cosa che dovrebbe essere un ossimoro ma ahinoi a volte non lo è.

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totò e la malafemmenaMi hai intossicato l’anima, dice Totò, e l’intossicazione nasce dall’ambivalenza di questo sentimento: da una parte l’incomparabilità di questa donna ai suoi occhi rispetto a tutte le altre (tu si ‘a cchiù bella femmena), dall’altra la lucida consapevolezza delle bassezze ricevute e del proprio stato di vittima impotente.

Se lo avessi fatto a un altro, lui ti avrebbe uccisa dice. E intende dire che si sente debole e inferiore rispetto a qualsiasi altro uomo, che al contrario di lui avrebbe saputo risolvere la questione in modo attivo e decisionista, mentre lui si sente un topolino messo all’angolo da un gatto, uno che ha abdicato ai suoi valori, alla giustizia, alla sua dignità, poiché sopraffatto da un’ossessione amorosa che lo rende inerme. Si sente quindi meno di un uomo, ed è esattamente lo stato in cui si sente chi incappa in questo tipo di rapporti, anche se ovviamente può valere allo stesso modo per uomini e per donne.

Una bizzarra nota di colore: mentre sto rileggendo la bozza di questo post, fuori dalla finestra qualcuno sta cantando proprio…Malafemmena!

Cosa è una relazione tossica?

Si può definire tossica una relazione quando, sebbene animata da un sentimento forte, totalizzante, assoluto, non attinge alla sfera del bene bensì a quella del male. Ovvero quando l’odio e il disprezzo per l’altra persona e per se stessi sono in realtà i sentimenti prevalenti, nonostante si creda di parlare d’amore.

uomo single tristeOra, non è che ogni relazione sbagliata sia tossica. Ci sono relazioni dove uno è innamorato e l’altro no, o dove l’altro ha interessi di convenienza, o è un traditore seriale, o uno stronzo semplice. Relazioni dove si piange, si soffre, ci si sente incompresi, non ricambiati, rabbiosi.

Quello che fa la differenza, è che la persona coinvolta in una relazione tossica cade in uno stato bipolare già durante la relazione, non dopo la sua fine. E’ come una marionetta mossa a comando: a contatto con il partner diventa viva, brillante, interessata, piena di emozioni, mentre in sua assenza si accascia al suolo, inizia a perdere colori e fantasia, dato che viene meno quello che è diventato il suo unico interesse alla vita.

Il meccanismo “incaprettante” è che la persona sofferente fa coincidere i suoi momenti “up” con la presenza dell’altro e quindi pensa che l’altro rappresenti la vita stessa. E che per quanto bastardo, anaffettivo, immeritevole, egli sia Vita, e tutto il resto sia semplicemente Non Vita, una landa grigia e desolata che non vale la pena di percorrere. Soffrire quindi, diventa cento volte meglio di vivere in un limbo incolore e insapore che non riesce ad attivare più nessuno dei nostri sensi.

gollumE’ lo stesso identico preciso meccanismo che intrappola un tossicodipendente, che dopo le prime settimane di euforia e di eccitazione inizia a conoscere e disprezzare la roba che si inietta in vena, consapevole che lo porterà verso abbrutimento e morte, ma allo stesso modo si è così allontanato da tutto il resto, che ormai la sua vita si è ristretta a quell’unica azione, a quell’unica passione. Ama solo una cosa al mondo, e quella cosa gli fa schifo: ecco la precisa sensazione di una relazione tossica.

Gli amici, gli altri, proveranno a farci notare il nostro stato di vampirizzazione, ma le loro parole non sortiranno alcun effetto. Riascoltatevi Per Elisa di Alice (anche qui ci si interroga se Elisa sia una donna o si parli di droga): Fingere fingere fingere non sai più fingere, senza di lei, senza di lei ti manca l’aria.

Perché si entra in una relazione tossica

Non voglio fare il Recalcati dei poveri e non ho alcuno strumento per approfondire meccanismi psicologici, tranne quello della mia sensibilità ed esperienza, quindi limitatevi a dare alle mie parole il giusto peso.

vita da singleIo credo che ci siano dei momenti della vita in cui qualche ignoto meccanismo di sopravvivenza inconscio, ci impone di dover cambiare. Probabilmente abbiamo interiorizzato che la nostra vita così come è non va bene, che non ci porterà all’evoluzione necessaria, che abbiamo bisogno di un qualcosa che ci coinvolga in modo tale da costringerci a modificare parecchie cose di noi.

Non abbiamo consapevolezza del tranello che la natura ci sta tendendo, ma guarda caso, in quel momento incontreremo una persona che in tutte le altre fasi della nostra vita avremmo reputato inadatta, incompatibile, impensabile, e le proietteremo addosso senza saperlo tutto il proiettabile: echi di scompensi genitoriali, sogni adolescenziali, fantasie di grandezza, voglia di riscatto, desideri di una vita piena e fluorescente (avevo già parlato di Tsunami Funzionale).

Una persona che ci approva, che ci vuole bene per quello che siamo, non ci spingerebbe a cambiare tutto di noi, a voler essere migliori di quello che siamo, e il nostro demone interiore sa che in quel momento non possiamo rintanarci in una comfort zone. E allora partiamo all’inseguimento pazzo della persona sbagliata, ignorando che stiamo partendo all’inseguimento di noi stessi, anzi, di un noi stessi migliore, delle nostre potenzialità inespresse, di quella evoluzione che per lacune precedenti e irrisolte, ora sentiamo la necessità di dover raggiungere nel più breve tempo possibile e, oh cazzo, abbiamo finalmente trovato una Bellissima Scorciatoia.

Come si esce da una relazione tossica

ex narcisistaCi sono alcuni casi dove da questo tipo di rapporti è molto difficile uscire, ad esempio quando si instaura la malefica alchimia che lega un narcisista a un co-dipendente. Ma solitamente, dalle relazioni tossiche prima o poi ci si tira fuori, sebbene ci voglia un po’ di tempo. Se ne esce quando la bilancia tra malessere e benessere inizia a pendere solo da una parte per troppo tempo, o quando il nostro lato razionale che macina come un criceto sulla ruota inizia a sfiancarci più del sopportabile.

Sostanzialmente se ne esce quando lo smalto rosso acceso della nostra ossessione comincia a scolorirsi sotto i colpi d’ascia della realtà, e iniziamo a prendere in considerazione l’idea di riuscire a poter vivere senza. Anzi, di non riuscire più a vivere “con”. E’ difficile, perché come ho detto prima, quando siamo in una relazione tossica tutto il resto del mondo ha perso i colori e i sapori, quindi non sappiamo più dove andare e ci sembra di dover ricostruire il mondo da zero, temiamo di non riuscire più a trovare qualcosa che valga la pena di essere vissuto.

Non buttiamo via tutto

L’importante è non buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. Cioè non è che siccome ci siamo liberati da un rapporto intenso ma sofferente poi dobbiamo andarci a gettare tra le braccia del primo venuto, verso il quale proviamo magari solo una tiepida simpatia. Capiterà, sono sicuro che capiterà, ma dobbiamo innanzitutto focalizzare NON SOLO le cose che non vogliamo da un rapporto, ma anche quelle che vogliamo o abbiamo imparato a volere.

carl ellie cascate paradisoE’ possibile essere presi, accesi, su di giri, anche per una persona giusta per noi, non dobbiamo associare queste sensazioni per forza con qualcosa di sfuggente o causa di sofferenze, altrimenti non ne usciremo più. Dobbiamo solo prendere in considerazione che tutto quel bello e grande che abbiamo saputo tirare fuori da noi stessi in modo così sorprendente, può essere (con un gigantesco colpo di culo, lo ammetto) anche tirato fuori per qualcuno che sia “allineato” con i nostri desideri e con la fase in cui ci troviamo.

Qualcuno per cui essere migliori, ma spontaneamente, senza travaglio, senza quel disgustoso sottofondo di inadeguatezza o di competizione, senza voler diventare ciò che non siamo. Dobbiamo rimanere quello che siamo, semplicemente nella versione più evoluta, potenziale, sviluppata. Ci dobbiamo mettere in testa che siamo già Abbastanza, ma questo non significa che non possiamo tendere a diventare il miglior Abbastanza possibile. Il miglior Abbastanza del mondo.

Cover photo credits: Cetys.mx

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