La vicenda Amber Heard VS Johnny Depp mi fa venire in mente una curiosa riflessione: Hollywood, l’industria che ci ha insegnato come dovrebbe essere il Grande Amore, è la stessa che ci insegna come dovrebbe essere il Grande Odio.
Ci ha creato le linee guida per la dichiarazione perfetta e il matrimonio perfetto, tant’è che oggi anche (e soprattutto) il villico più squattrinato sa già tutto quello che deve fare. Sa come inginocchiarsi estraendo la scatolina dalla tasca mentre lei finge di non aver ancora capito un cazzo, sa quando e dove devono partire le musiche emozionali d’ordinanza, conosce a menadito ogni stereotipo per far sembrare grandioso il Wedding Day, almeno quanto basta per una adeguata ricondivisione sui social.
Ovviamente qualcosa si perde nella “traduzione”, ovvero la tua sposa non è una modella pluripremiata ma una buzzicona strizzata e agghindata a festa da uno stuolo di hair stylist, make up artist, wedding planner, wedding photographer e tutto il corollario di artist che nei giorni feriali vivono col reddito di cittadinanza. La musica del ricevimento non è un delicato brano di Schubert eseguito dalla London Philarmonic Orchestra ma una sontuosa versione di Povero Gabbiano interpretata da Tony Purchiacco. Ma se non è così, non è Grande Amore. Se non c’è almeno un aereo con uno striscione rubacuori, non è come Hollywood ci ha insegnato.
Tutto qui, le mie solite immature riflessioni sul mondo da persona arida e sociopatica, ma sembra sensato pensare che esattamente come ci si ispira a Hollywood per l’avviamento di un matrimonio, più di uno potrebbe fare la stessa cosa per la sua fine. Vero è che nelle cose brutte solitamente abbiamo molto meno bisogno di insegnamenti, ma non sottovaluto il bisogno collettivo di fare i parvenu anche nei momenti di merda (scusa Amber).