Avendo a che fare con tanti e tante single over 40, ho maturato una convinzione che è poi diventata una certezza: più che di parlare di faccende sentimentali sembra di trovarsi in un ospedale da campo. Mi spiego meglio: se a 20 anni stai con una persona, grosso modo è perché ti piace quella tipologia di persona, punto, stop, lineare.
E così la donna incupita dagli intellettuali malinconici trova giovamento nello sportivo allegrone, l’uomo bastonato una volta di troppo dalle frivole gazzelle, si getta tra le braccia dell’amorevole crocerossina e così via, in un Tetris amoroso che mette insieme persone che in età giovanile non si sarebbero lanciate neanche uno sguardo.
La cosa che mi affascina di questo General Hospital, è il rimescolamento eterno del mazzo di carte, dove ci si allontana dagli stereotipi di partner che si credeva di desiderare, per lanciarsi tra le braccia di nuovi medici, infermiere, portantini e guaritori. Le linee che un tempo sembravano rette ora diventano traiettorie impazzite, che sembrano disegnate da un geometra in acido ma che in realtà seguono tutta una catena di cause ed effetti che si delinea relazione dopo relazione, fallimento dopo fallimento, ferita dopo ferita.
Mi affascina perché altrimenti saremmo una prevedibile sequenza di velina con calciatore, intellettuale con bibliotecaria, scienziata con biomedico, e invece le coppie nate dopo i 40 rappresentano a volte assortimenti molto più inusuali e curiosi. Perché di rinascere, nei modi più arditi e impensabili, non ci si stanca davvero mai.